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“La felicità non è qualcosa di già pronto, ma viene dalle tue azioni”

(Dalai Lama)


Specializzata in psicoterapia cognitivo comportamentale, cerco di unire la necessità di occuparmi dei problemi presentati dai pazienti “nel qui ed ora” con la cura della persona, della sua storia e degli aspetti legati all’ambite di vita, instaurando una relazione di fiducia, stima e rispetto reciproco.

Propongo percorsi personalizzati nei quali è il paziente stesso, con il supporto della psicoterapeuta, a decidere quali obiettivi perseguire, esplorando i propri bisogni ed aspettative.

Utilizzo una metodologia nella quale il paziente esplora le connessioni tra gli eventi presenti, che creano disagio e malessere, con i vissuti emotivi legati alla storia personale; dunque un percorso di conoscenza che prevede “un passo nel presente ed un passo nel passato” .

Fondamentale diventa la relazione terapeutica: come afferma il dr. I. Yalom paziente e terapeuta non sono due entità divise e separate, ma creano una squadra di lavoro, un clima di fiducia e comprensione reciproca, all’interno del quale il paziente può sentirsi libero di conoscere a fondo se stesso e rimuovere, con il sostegno della psicoterapeuta, gli ostacoli che rendono difficile crescita e benessere.

I Nostri Servizi

Panoramica


Dott.ssa Nadine Pepe

Mi sono laureata a pieni voti in Psicologia dello sviluppo, ad indirizzo clinico- sociale presso l’università degli studi di Parma nel 2004.

Dopo aver completato un anno di tirocinio post lauream presso l’AUSL di Modena, ho superato l’esame di abilitazione e sono stata iscritta all’Ordine degli Psicologi dell’Emilia Romagna.

Dopo avere frequentato la scuola di specializzazione quadriennale ITC di Rimini, mi sono diplomata specializzandomi in Psicoterapia Cognitivo Comportamentale, conseguendo il titolo di Psicologa Psicoterapeuta.

Ho svolto il mio tirocinio presso il servizio di Neuropsichiatria infantile di Sassuolo ed il centro d’ascolto per gli adolescenti di Modena.

In seguito, ho scelto di ampliare la mia formazione frequentando i corsi di primo e secondo livello in Terapia EMDR, un approccio terapeutico particolarmente efficace nel trattamento dei traumi.

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Servizi offerti

Mi rivolgo ad adolescenti ed adulti, in setting individuale, di coppia o familiare.                                                                                         

. disturbo post traumatico da stress

. disturbi dell’umore

. disturbi d’ansia

. disturbo ossessivo compulsivo

. disturbi del comportamento alimentare

. disfunzioni sessuali

. disturbi tipici dell’età adolescenziale

. disturbi che possono insorgere in un rapporto di coppia

. sostegno alla genitorialità

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Progetto Esa

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Disturbo post traumatico da stress

Insorge in seguito all’esposizione a morte reale o minaccia di morte (catastrofi, calamità naturali, incidenti stradali...), ad una grave lesione, oppure ad una violenza sessuale. Il paziente, in seguito all’evento traumatico, spesso può presentare ricordi intrusivi, ricorrenti ed involontari, particolarmente spiacevoli dell’evento traumatico, sogni ricorrenti in cui il contenuto e/o le emozioni del sogno sono collegati al trauma. Spesso i pazienti provano ansia e sofferenza alla sola esposizione di fattori che simboleggiano o assomigliano a qualche aspetto dell’evento traumatico. Solitamente, vengono messi in atto comportamenti di evitamento degli stimoli associati all’evento traumatico (pensieri, ricordi, persone, luoghi, conversazioni, attività, oggetti, situazioni). Tanti pazienti riferiscono spesso di provare: senso di colpa, vergogna, rabbia, paura ed umore depresso; sono frequenti anche sintomi di iperattivazione ed ipervigilanza, irritabilità, esagerate risposte di allarme, problemi di concentrazione ed insonnia.

Come affrontarlo?

La terapia d’elìte per il trattamento del disturbo post traumatico da stress è rappresentato dall’EMDR, una tecnica che permette al paziente di sbloccare in sicurezza le emozioni negative legate al ricordo traumatico e di “legarle” ad altri ricordi ed eventi di vita neutri o piacevoli.

Il ricordo dell’evento traumatico perderà così la sua valenza negativa e stressante e verrà “metabolizzata” dal paziente, che allevierà così la sua sofferenza ed i sintomi legati all’evento traumatico.                        

 

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Disturbi dell'umore

I disturbi  dell’umore insorgono quando il modo di pensare è viziato da una generale propensione ad interpretare gli eventi in modo negativo. Probabilmente la persona avrà acquisito uno schema di pensiero negativo, come conseguenza ad un evento negativo: la perdita di una persona cara, eventi tragici, rifiuto sociale, critica di insegnanti o presenza di un genitore con disturbo dell’umore.

La depressione è uno dei disturbi dell’umore maggiormente diffusi, nel quale le convinzioni negative o gli schemi negativi acquisiti vengono attivati ogni volta che ci si imbatte in una situazione nuova o in una che somiglia a quella negativa già vissuta.

Questi schemi negativi, questi occhiali attraverso i quali guardiamo la realtà, non fanno altro che rinforzare la triade negativa: visione negativa di sé, del mondo e del futuro. La persona si sente incapace di far fronte alle richieste dell’ambiente.

 Come affrontarli?

Occorre intervenire e cercare di modificare le modalità disadattative del pensiero, esaminando le proprie opinioni riguardo agli eventi e a se stessi, individuando gli schemi negativi di pensiero, probabilmente appresi durante l’infanzia o l’adolescenza, che contribuiscono a mantenere il disturbo dell’umore.

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Disturbi d'ansia

L’ansia è un'emozione naturale e universale, funzionale all’adattamento dell’organismo all’ambiente.

E’ uno stato di prontezza ed attivazione generalizzata dell’organismo, collegato ad una situazione di attesa o di pericolo.

Se non provassimo mai ansia, non saremmo in grado di distinguere i pericoli e di difenderci da essi.

Essere preoccupati per qualcosa o avere qualche timore non è segno di patologia; occorre capire quando uno stato di apprensione fa parte di una normale reazione di adattamento o quando diventa disfunzionale.

Quando però l’ansia continua a persistere anche in assenza o dopo la fine di eventi potenzialmente pericolosi e la persona si sente in uno stato di perenne tensione, è consigliato rivolgersi ad uno psicoterapeuta.

 Come affrontarli?

La mia esperienza clinica mi ha portata a lavorare su due fronti: da una parte sulla necessità di intervenire velocemente ed in modo efficace sul problema presentato  dal paziente, utilizzando le tecniche cognitivo comportali; dall’altra ripercorrendo la storia personale ed in particolare gli eventi di vita che possono aver contribuito all’insorgenza ed al mantenimento dei sintomi, attraverso la terapia EMDR.

 

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Disturbo ossessivo compulsivo

E’ un disturbo caratterizzato dalla presenza di pensieri fissi e ricorrenti (ossessioni) particolarmente fastidiosi ed intrusivi e da azioni (compulsioni) che la persona si sente “obbligata” a compiere per alleviare il proprio disagio e la propria sofferenza, o per scongiurare l’avverarsi di situazioni od eventi sgradevoli e catastrofici.

Le ossessioni più comuni riguardano l’igiene e la pulizia (paura di essere contaminati), il controllo e l’ordine e simmetria. A seconda del tipo di ossessione la persona cercherà di mettere in atto tutta una serie di comportamenti per alleviare la propria ansia e le proprie preoccupazioni: se, per esempio, l’ossessione riguarda la paura di essere contaminati, il paziente si laverà in modo meticoloso e scrupoloso più e più volte durante l’arco della giornata, compromettendo la propria vita sociale e lavorativa.

Come affrontarlo?

E’ fondamentale ripercorrere la storia personale del pazienze ed individuare gli eventi e gli stili di vita che hanno contribuito all’insorgenza ed al mantenimento del disturbo.

La psicoterapia cognitivo- comportamentale costituisce il trattamento psicoterapeutico di elezione per la cura dei disturbi ossessivi; è costituita da due tipi di psicoterapia che si integrano a vicenda: la psicoterapia comportamentale e la psicoterapia cognitiva.

La tecnica più usata all’interno dell’approccio comportamentale alla cura del disturbo ossessivo compulsivo è l’esposizione e prevenzione della risposta.

La psicoterapia cognitiva mira alla cura del DOC attraverso la modificazione di alcuni processi di pensiero automatici e disfunzionali. In particolare, agisce sull’eccessivo senso di responsabilità, sull’eccessiva importanza attribuita ai pensieri, sulla sovrastima della possibilità di controllare i propri pensieri e sulla sovrastima della pericolosità dell’ansia, che costituiscono le principali distorsioni cognitive dei pazienti con DOC.

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Disturbi del comportamento alimentare

I disturbi del comportamento alimentare sono patologie caratterizzate da una alterazione delle abitudini alimentari e da un’eccessiva preoccupazione per il peso e per le forme del corpo. Insorgono prevalentemente durante l’adolescenza e colpiscono soprattutto il sesso femminile. I comportamenti tipici di un disturbo dell’alimentazione sono: la diminuzione dell’introito di cibo, il digiuno, le abbuffate (ingerire una grande quantità di cibo in un breve lasso di tempo), il vomito autoindotto e l’uso di lassativi per controllare il peso, un’intensa attività fisica.

Una caratteristica quasi sempre presente in chi soffre di un disturbo alimentare è l’alterazione della propria immagine corporea. La percezione che la persona ha del proprio aspetto, ovvero il modo in cui nella sua mente si è formata l’idea del suo corpo e delle sue forme, sembra influenzare la sua vita più della propria immagine reale:  l’immagine che rimanda lo specchio non è aderente alla realtà.

Soffrire di un disturbo dell’alimentazione sconvolge la vita di una persona e ne limita le sue capacità relazionali, lavorative e sociali. Per la persona che soffre di una disturbo dell’alimentazione tutto ruota attorno al cibo ed alla paura di ingrassare: i pensieri sul cibo, infatti, assillano la persona durante la maggior parte della giornata. Gli eventi sociali e conviviali, come serate al ristorante, matrimoni o compleanni, spesso diventano motivo di ansia o situazioni “pericolose” da evitare.

Come affrontarli?                                                                                                                                   

Spesso le persone che soffrono di un disturbo del comportamento alimentare hanno scarsa consapevolezza di avere un problema: la ricerca continua della magrezza, il mangiare senza controllo, le diete estreme, l’uso del vomito o dei lassativi non vengono considerati dal paziente come un disturbo, ma come una soluzione ai propri problemi. Questo è il motivo per cui molte persone affette da disturbi dell’alimentazione (soprattutto nelle fasi iniziali della malattia) non chiedono aiuto o rifiutano addirittura un approccio terapeutico.

Molto spesso questi disturbi insorgono come risposta ad eventi di vita particolarmente stressanti o dolorosi e “celano” la volontà di controllare qualcosa che sfugge al controllo al paziente: occorre “accompagnare” il paziente nella sua storia passata ed identificare eventi di vita, pattern comportamentali e schemi di pensiero che hanno portato il paziente a sviluppare e mantenere il disturbo.

E’ necessario, quindi, intervenire valutando la situazione psicologica del paziente, le condizioni organiche, le abitudini alimentari ed analizzando il suo contesto familiare e sociale. Molto importanti sono anche una serie di interventi per la famiglia, nella convinzione, da un lato, che i genitori stessi abbiano bisogno di sostegno e di aiuto e, dall’altro che, se adeguatamente coinvolti e sostenuti, essi possano costituire dei validi alleati per il terapeuta, permettendo così di arginare la patologia, impedire l’aggravamento e stabilizzare i cambiamenti.

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